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Il respiro del mondo. Ecologia delle relazioni.

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Il respiro del mondo. Ecologia delle relazioni.
SEMINARIO

Il respiro del mondo. Ecologia delle relazioni.

Guidati da Patrizia Menegoni, ricercatrice di Enea, il dialogo/confronto "Il respiro del mondo
ecologia delle relazioni" per ri-conoscersi nella complessità del vivente e nell’ecologia delle sue
relazioni.

25 luglio 2024

INIZIA

08:00

ALLE ORE

25 luglio 2024

TERMINA

11:00

ALLE ORE

Via Boldrini, 4, Montalcino, SI, Italia

Accesso

INGRESSO LIBERO

Quota di iscrizione

GRATUITO / previa iscrizione al FESTIVAL (vedi sotto)

Crediti formativi (se previsti)

3 CFP

ATTENZIONE - La partecipazione alle attività della settimana del FESTIVAL DEGLI APPETITI implica il tesseramento all’associazione Scuola Permanente dell’Abitare. La tessera associativa garantisce l’accesso gratuito a tutte le attività del Festival - quota 15€ una tantum

Link al sito di ENEA

Scarica la locandina


Il Respiro del mondo, giunto alla sua IV edizione, organizza con la collaborazione di ENEA, Università di Uppsala, Università di Padova, ARCHOS, SPdA Scuola permanente dell’abitare, Società Italiana di Restauro Forestale (SIRF), Vivaio di Cascina Bollate, DYNAMIS e Territori e Oltre ETS, una tavola rotonda per una riflessione trasversale in merito all'ecologia delle relazioni, per affrontare la  complessità del vivente e delle connessioni/relazioni che ne permettono l’esistenza, ​​per ri-conoscersi “parte” in un pianeta in cambiamento. 


Botanici, Forestali, Filosofi, Psicologi, Architetti  si confrontano alla ricerca di  uno sguardo postumano che decentri la nostra posizione e la riconduca all'evoluzione naturale di cui siamo parte. Abbiamo bisogno di passare da una posizione apicale a una posizione di pienezza nella quale riconoscerci porzioni  del  tutto anche se ciò genera difficoltà e conflitti.


Partecipano: Susanna Magistretti, Francesca Pazzaglia, Umberto Castiello, Bartolomeo Schirone, Francesco Spada, Andrea De Magistris, Edoardo Milesi

Conduce: Patrizia Menegoni


abstract

Il nostro corpo ha un rapporto carnale con lo spazio, è il punto zero per orientarci nel mondo, ci permette di sperimentare il mondo e di esistere. Viviamo l’esperienza della vita in uno spazio che, fuori dalla geometria, biologia, chimica o fisica, è prevalentemente teatro di relazioni. Costituiti essenzialmente di carbonio, idrogeno, ossigeno, ed un pugno di altri elementi, i nostri corpi sono decisamente simili a quelli degli alberi. Abitano contemporaneamente spazio e tempo, stanno nel mondo e fanno mondo, trasformano, costruiscono, manipolano. I vegetali però rappresentando la forza cosmogonica più importante sulla terra: sono gli alberi le nostre ultime divinità. Noi viviamo un tempo incommensurabilmente più limitato della quasi totalità degli alberi dunque il nostro tempo e quello degli alberi sono diversi molto più di quanto siano diversi i nostri corpi.


Ma una diffusa cecità alle piante (plant blindness) associata all’utilizzo di termini esportati da logiche di ambiti con caratteristiche profondamente diverse, utilizzate in modo acritico, rischiano di generare progetti e fenomeni inadeguati a gestire la complessità ed eterogeneità del vivente semplificando il rapporto uomo/piante a mera fornitura di servizi ecosistemici. Siamo accomunati da una strampalata grammatica che definisce in tali termini la relazione con le piante: Io scelgo le piante, Io elimino le erbacce, Io do forma alle architetture degli alberi, Io raccolgo ed uso, Io definisco la loro sorte per la Mia sicurezza/gaudio/economia, Io utilizzo i loro servizi.


Il mondo vegetale finisce per diventare una “collezione di coltri verdi” ridotte allo statuto di oggetti passivi di appropriazione, enormi scaffali del supermercato strabordanti di oggetti e servizi a costo zero . Il soggetto umano, collocato in posizione apicale, custode della conoscenza e dell’azione è depositario di ogni diritto. Ogni altro organismo finisce per posizionarsi più in basso in una relazione gerarchica determinata dalla somiglianza ad Homo sapiens o dall’utilità per la sua vita e il suo benessere: specie dotate di sistema nervoso centrale e capaci di movimento sono più in alto di specie che hanno sviluppato forme organizzative diverse, specie utili all’uomo sovrastano specie per le quali non è stato ancora definito alcun interesse. La compagine piuttosto vasta di “non umani” non ha avuto ancora accesso ad alcuna dignità giuridica, solo recentemente iniziano a muoversi timidi passi in tale direzione.


In questo contesto l’uomo confonde uso e abuso abitando e divorando ogni specie o habitat in cui si imbatte, spesso senza alcuna utilità. Abbiamo bisogno di una prospettiva postumana che decentri la nostra posizione e la riconduca all'evoluzione naturale di cui siamo parte. Dobbiamo passare da una posizione apicale a una di pienezza, in cui ci riconosciamo parte del tutto, anche se ciò comporta difficoltà e conflitti.


 

biografia

Patrizia Menegoni, ricercatrice in ENEA, naturalista, Dottore di ricerca in Scienze Botaniche, si occupa di monitoraggio ambientale, di ecologia vegetale applicata, di inquinanti emergenti, del rapporto tra ecosistema, tecnosistema ed economia. Autrice di oltre 100 articoli, responsabile di molti  progetti di ricerca e di comunicazione scientifica, lavora alla costruzione di luoghi della ricerca orientati alla crescita collettiva.




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